Gli sfollati a Potenza Picena durante la Seconda Guerra Mondiale
Potenza Picena durante la seconda guerra mondiale è stato uno dei centri più importanti che hanno dato ospitalità a moltissimi sfollati provenienti in particolare da Livorno, Roma ed Ancona, ma non solo.
Il giorno 30 Giugno del 1944, quando sono arrivati nella nostra città i soldati polacchi del 4° Reggimento corazzato Skorpion al comando del colonnello Ignacy Kowalczewski, alcuni di questi sfollati sono morti in conseguenza del cannoneggiamento tedesco dalle colline di Recanati. In Piazza Principe di Napoli, come si chiamava all’epoca Piazza Giacomo Matteotti, sono morti gli sfollati di Livorno Elvira Vitelli e Ersilio Penco, madre e figlio, mentre presso l’abitazione della famiglia Mazzoni in contrada La Concia, la sig.ra Jolanda Silvestrini in Roberti Lauri di Sesto S. Giovanni (Milano) moglie del conte Mario Roberti Lauri. Erano tutti venuti a Potenza Picena per sfuggire ai bombardamenti nelle loro città ed hanno trovato la morte da noi.
Questo fatto mi ha sempre molto incuriosito fin da ragazzo, quando sentivo i racconti dei miei genitori e nonni.
Perché Potenza Picena è stata scelta da tantissimi sfollati che provenivano da tutta l’Italia e dove sono stati ospitati?
Tra di loro c’erano anche importanti personalità? C’erano famiglie di ebrei?
Nei racconti dei più anziani si parla in particolare della presenza di molti sfollati dalla città portuale di Livorno, che erano per la cronaca anche molto vivaci.
Ho potuto fare una accurata ricerca presso il nostro Archivio Storico Comunale, ed in particolare nei documenti che fanno capo all’ECA, l’Ente Comunale di Assistenza, che doveva provvedere al sostentamento economico degli sfollati che ne avevano bisogno. Infatti erano pochi i casi di famiglie facoltose che in loco potevano avere anche delle ville estive, come il Console Cancellario d’Addario, la sig.ra Gina Casalis vedova del Generale Giulio Douhet, l’avvocato Bentivoglio, l’avvocato Palloni e pochi altri. A parte chi qui da noi aveva i suoi parenti, come il tenore Giovanni Pastocchi, la figlia del prof. Balduino Bocci, Lydia, i Rampioni, i Lanari, i Petetti, tutti gli altri avevano bisogno di tutto, anche del sussidio economico per sopravvivere. Tra questi anche la figlia del Prof. Umberto Boccabianca, Ilda, moglie di Ignazio Pierandrei (morto in Jugoslavia il giorno 18/7/1941), con i suoi sei figli Bruno, Nazzareno, Fabiola, Umberto, Guido e Maria Vittoria. Questo veniva fornito dall’Eca, dopo il parere positivo del Comandante della locale stazione dei Carabinieri, il Maresciallo Cosimo Scarli, che effettuava accurate indagini. La maggiore parte degli sfollati proveniva da Roma(171), Livorno (132), ed Ancona (124) e da tutte le altre parti d’Italia, compresa la Sicilia (237)e 3 addirittura da Zara. Molti di quelli presenti a Potenza Picena provenivano anche dai paesi vicini, come Porto Recanati (140) e Civitanova Marche (170), per un totale complessivo di 977 unità. Oltre a questi, da Porto Potenza Picena, nel Capoluogo si sono trasferite altre 454 persone.
C’erano tra di loro sotto falso nome dei ricercati dai nazi-fascisti perché ebrei, e che la nostra popolazione ha cercato di proteggere in tutti i modi? Dai racconti dei più anziani si accenna a due ebrei romani, ospiti della sig.ra Nelide Bernabei, che sposerà successivamente Mariano Ciuccarelli. Questi erano sotto falso nome e quando furono scoperti furono trasferiti in un campo di concentramento in Germania. Uno di loro si chiamava Samuele Funaro. Ho chiesto negli anni passati informazioni alla comunità ebraica di Roma, ma non sono riuscito a sapere che fine abbia fatto. Tra le tante famiglie di Ancona, una sicuramente aveva chiare origini ebraiche, quella dei Coen-Ascoli. Questa famiglia si è salvata ed è ritornata in Ancona. Purtroppo per quanto riguarda altre famiglie di origine ebraica non sono riuscito a rintracciarle, anche se sono convinto che tra le tante centinaia di presenze dovevano essercene, magari sotto falso nome.
Le comunità di Potenza Picena, di Porto Potenza Picena e dell’intera campagna, durante quei tragici momenti per la nostra Patria hanno saputo accogliere migliaia di sfollati, dare loro una casa, da mangiare, da riscaldarsi, in pratica sono riusciti a sopravvivere a questi tragici momenti. Se tutto questo è stato possibile è grazie al grande cuore dei santesi e all’impegno delle sue istituzioni. Tra i tanti sfollati si trovava anche Giuseppe Spizzico di Trani (Bari), che successivamente sposerà una nostra concittadina, mia zia Bice Bernabiti. Inoltre c’è stato un caso particolare di uno sfollato di nome Felice Rao, il cui vero nome era invece Giuseppe Genovese, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, che era scappato, dopo un bombardamento dal carcere di Ancona dove era rinchiuso per un omicidio.
Dopo la guerra era stato raggiunto a Potenza Picena dalla moglie Francesca Fugazzotto e dal figlio Gaetano ed abitavano in via Bonaccorsi e lui svolgeva il mestiere di venditore ambulante di giocattoli, lupini e castagne. Per questa straordinaria opera umanitaria la nostra città dovrebbe a ragione essere insignita di una onorificenza da parte dello Stato Italiano, di un pubblico riconoscimento comunque da parte delle città che maggiormente hanno usufruito della nostra ospitalità come Livorno, Roma ed Ancona, oltre che dalle città di Porto Recanati e Civitanova Marche, per aver aiutato tanti loro concittadini in quei tragici momenti della nostra storia.
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