ARDUINO POMILI – Un ricordo
di Loris Sangelantoni*
Scrivere di un amico che non c’è più mette in difficoltà, a me per lo meno mi ci mette. Ho il timore di dimenticare qualcosa di importante, ho, forse ancora più forte, il timore di scivolare nel banale, e questo più di quello mi darebbe il senso di offenderne la memoria. Ma quando mi è arrivato l’invito a ricordare Arduino per queste pagine ho sentito che questi rischi dovevo correrli, senza tante fisime. L’ho conosciuto il 26 gennaio nel 2000, in occasione della fondazione della sede locale Portorecanatese di Archeoclub d’Italia, non parlava molto, ma non perdeva una parola di quanto gli altri, me compreso, dicevano. L’amicizia è nata in seguito, lentamente, propiziata dalle riunioni periodiche; credo sia l’unico a non essere mancato mai a una riunione, a un’assemblea, a una manifestazione. Aveva tempo, Arduino, da dedicare al club, ma aveva soprattutto una grande passione e, cosa quasi incredibile, non aveva il minimo sintomo di quella diffusa “malattia” che si chiama protagonismo. Era riservato, di più, era timido, non amava esporsi, la luce dei riflettori gli dava fastidio, ma quando c’era da lavorare te lo trovavi sempre lì, sempre a darti una mano, soprattutto se lo poteva fare da dietro le quinte, era uno specialista nei compiti “senza gloria”, quelli che per un motivo o per un altro tutti cercano di evitare, ma della vita associativa, o forse proprio per questo, era il collante, la base sulla quale tutto poggiava, era semplicemente indispensabile. Solo dopo molto tempo che ci frequentavamo mi ha raccontato di una passeggiata in bicicletta con un amico (Sergio Senigagliesi), anno 1981, lavori di scavo per tubazioni dell’acqua in un campo vicino la statale 16, dalle parti di S.Maria in Potenza, una pavimentazione (romana) sulla quale era incappata la pala dello scavatore, e lui era capitato lì al momento giusto. Così, da quella sua passeggiata, dalla sua curiosità, dalla sua intuizione e dal suo senso civico, attraverso “Mons Arcis”, l’associazione culturale di cui faceva parte (gli piaceva ricordarla come un Archeoclub ante litteram), è partita la segnalazione alla Soprintendenza Archeologica delle Marche, sono partiti gli scavi nell’area della città romana di Potentia, è nato l’embrione di quella che, ancora speriamo, potrà diventare un’area, un parco (?????) archeologico, fruibile da tutti, se il virus del cemento non arriverà prima a distruggere definitivamente, e consapevolmente, in un attimo, quello che il passaggio di barbari inconsapevoli e duemila anni di tempo indifferente non sono riusciti a far scomparire. Solo un paio d’anni fa, in un dopocena passato a progettare iniziative, mi ha fatto vedere una lettera dattiloscritta della Sovrintendenza che liquidava 93.250 lire a Umberto Montali, in qualità di Presidente di Mons Arcis appunto, quale compenso per quella segnalazione, firmato: dott.ssa Edwige Percossi. Non riusciva a mascherare l’orgoglio, ma io vedevo che un po’ se ne vergognava, diceva che quei soldi, non richiesti, non avevano senso. Era fatto così. Di professione: tipografo. Ma “non come quelli di adesso, che fanno tutto col computer, noi (“noi” diceva, non “io”) componevamo con le lettere di piombo”.
Sapeva leggere al rovescio, specularmente, come la scrittura di Leonardo, quando ne parlava si aggiustava meglio sulla seggiola e gli brillavano gli occhi. Il suo più grande cruccio: non essere riuscito a recuperare il materiale dismesso della sua vecchia tipografia… Insieme abbiamo condiviso la passione per l’archeologia, abbiamo vissuto la soddisfazione per le iniziative andate a buon fine e l’amarezza per i progetti non realizzati. Ho avuto la sua pazienza mite e la semplicità del suo buon senso a disposizione del mio carattere spigoloso e incostante per i 13 anni di vita dell’Archeoclub, è un debito. Lo scorso giugno, quando la malattia lo stava già consumando e l’ho convinto a fare un giro in macchina, mi ha chiesto di portarlo giù agli scavi, a vedere se erano arrivati “i belgi”, non c’erano. Sperava molto che i lavori del prof. Vermeulen trovassero la strada per realizzare finalmente una sinergia con la Soprintendenza e l’Amministrazione Comunale, per aprire un’esposizione permanente dei reperti di Potentia. Era uno dei nostri sogni nel cassetto, forse il più importante, ma lui lo sentiva più intensamente di me, comunque in modo diverso. Quando l’ho visto per l’ultima volta ho aspettato che andassero via tutti, poi gli ho infilato una moneta tra le dita. Mi sono sentito un po’ stupido ma lui sapeva cos’era l’obolo a Caronte. Sono contento di averlo salutato così.
* Il dott. Loris Sangelantoni è il presidente Archeoclub”Bassa Valle del Potenza” di Porto Recanati
Articolo tratto da Potentia – Archivi di Porto Recanati e dintorni n° 37 del 2013.
Documenti allegati:
archeoclub.pdf – Iniziativa dell’Archeoclub di Porto Recanati a Potenza Picena il 9 maggio 2004 “operazione chiese aperte”