Davide Bocci, l’Ingegnere della Battaglia di Castelfidardo
a cura di Giuseppe Carletti Giampieri.
Davide Bocci, di Francesco e di Giovanna Ciufoli, nacque al Porto di Recanati, il 29 gennaio 1829. Fin da giovanetto si trovò presso il fratello Emilio, medico assai colto e reputatissimo, che gli tenne luogo di padre amoroso fino al termine del corso universitario a Roma.
Fece i primi studi in Osimo con zelo, per quanto glielo poteva permettere la malferma sua salute. Ma nè questa, nè l’inclinazione naturale alla vita meditativa distolsero il Bocci da quei sentimenti patriottici, che qua e là nelle Marche ed in Osimo venivano propagati dalla Giovane Italia, dall’illustre medico Farini, dai fratelli conti Fiorenzi, fratelli Bellini, Rossi, ecc., e con questi esercitavasi alle armi nascostamente per opera del principe don Rinaldo Simonetti.
Venne il 1848 a mettere in ebollizione la gioventù e a distoglierla dagli studi; e il Bocci, sebbene con febbre di morbillo, volle partire con i suddetti amici e con tanti altri, osimani, per la campagna contro l’Austria, facendo parte della legione dei legionari pontifici, battaglione 2°, compagnia 2a. E risulta dall’attestato rilasciatogli dal sottotenente di questa compagnia, Bellino Briganti Bellini, che il Bocci «benché sofferente e malato spesso anche con febbre, tuttavia mai si astenne dal prendere parte non solo ai pericoli ma ben anco alle marce e a tutte le altre fatiche e disagi militari ; prese parte personalmente ai vari combattimenti in cui la compagnia stessa fu impegnata, e singolarmente a Treviso ove si distinse con altri, che spontaneamente si offersero a spiegarsi in bersaglieri e combatterono così per coprire la ritirata delle truppe regolari pontificie. Il 10 giugno poi fu sempre presente all’attacco sostenuto in Vicenza dalle truppe italiane, dal sorgere al cadere del giorno».
Parte importante e delicata ebbe pure l’ingegnere Bocci nel 1860 alla liberazione delle Marche dal Governo pontificio. Ebbe in fatti dal colonnello Casanova l’ordine di portarsi nottetempo (prima della battaglia di Castelfidardo) con degli operai fidati agli avamposti sotto Loreto per la demolizione del ponte sul Canal Vallato; ciò che fece con successo, ma non senza suo grave pericolo. Ecco in proposito il testo preciso dell’ordine ricevuto: «Si rompa il ponte sul Canal Vallato, dove sta la barricata armata da due pezzi agli avamposti. Castelfidardo 17 settembre 1860. Il colonnello comandante la Brigata Bergamo: A. Casanova ».
Terminati per la gioventù italiana gli entusiasmi patriottici, il Bocci riprese, e con splendidi risaltati, gli studi nella Università di Roma; sarebbe potuto entrare nel Corpo degli ingegneri pontifici, se le opinioni politiche non vi avessero fatto ostacolo.
Ci riesce impossibile tener dietro, con breve scritto, a tutte le vicende professionali dell’ing. Bocci ed ai suoi numerosi scritti. Diremo solo che il Baccarini, avendo conosciuto il valore di lui, lo incaricò degli importanti studi della nuova inalveazione da darsi al Brenta, per riportarne la foce dalla Laguna di Chioggia al mare presso Brandolo, e per sistemare i vicini fiumi del Bacchiglione e Gorzone. Poi, sperimentato il Bocci in questi difficili studi, lodatissimi dai lagunaristi come da quei di terraferma, non che dal Consiglio dei LL. PP., ebbe anche ad occuparsi del fiume Sile e scoli della campagna di sinistra, nonché degli altri corsi d’acqua torbida e di acque chiare di bonifica nella vasta plaga che si distende da Verona al mare fra il Bacchiglione e l’Adige.
Questi gravi incarichi (alla testa di un Ufficio speciale) indussero il Bocci a severi studi intorno ai venti, alle correnti marine che ne dipendono, lagunari e fluviali, e alla distribuzione dei relativi materiali alluvionali, sul governo dei fiumi e torrenti, sulle bonifiche idrauliche, ecc. Di qui le varie sue pubblicazioni importantissime, e cioè: Dell’Onda Marea lodata dall’illustre idraulico Cialdi; l’altra dei venti, degli insabbiamenti marini, lagunari e fluviali dell’estuario veneto; non che dei diboscamenti e dissodamenti, delle briglie e serre montane rispetto al regime dei fiumi e torrenti, per non parlare di tante altre pubblicazioni.
Chiamato a Roma come ingegnere capo dell’ufficio generale del genio civile, poi delle bonifiche, spiegò la sua attività ed il suo ingegno lottando contro il cattivo indirizzo precedentemente dato alle bonifiche ed alla sistemazione del Tevere. Le difficoltà di spiegarsi e d’intendersi coi molteplici consorzi dell’Agro romano e coi loro uffici tecnici, retti dai periti agronomi o da architetti, indussero il Bocci a scrivere un Trattato speciale sulla bonifica idraulica, agricola ed igienica delle terre incolte; trattato che inutilmente si sarebbe cercato in Italia ed all’estero. L’opera riuscì tale da incontrare il favore dei competenti e dei professionisti, tanto che n’ebbe a fare una seconda edizione notevolmente accresciuta, arricchendola di un breve trattato sulle irrigazioni.
In questa come nelle molte altre opere pubblicate, il Bocci ha sostenuto strenuamente:
- Che le pioggie annuali nella loro intensità accennano ad un periodo sessantennale e ventennale intercluso, e così le piene integrali dei fiumi.
- Che i fiumi e torrenti che corrono fra le proprie alluvioni non risentono conseguenze dannose dai diboscamenti e dissodamenti delle terre come comunemente si crede.
- Che col progredire delle proficue colture intensive si avvantaggia il buon regime dei fiumi e torrenti, e che quindi non si deve ricorrere a leggi protettive per coltivazioni speciali, come per le bonifiche, quando colture più proficue le possono sostituire.
- Che la così detta sistemazione dei torrenti nei loro tronchi superiori, se riesce utile a qualche rivierasco, riesce sempre dannosa ai tronchi inferiori di essi torrenti ed al buon governo dei corsi d’acqua recipienti.
- Che le pendenze longitudinali dei corsi d’acqua che corrono fra le proprie alluvioni obbediscono sempre ad una legge geometrica, la quale giova che per ogni corso d’acqua sia messa in evidenza, per rendersi conto delle cause che le producono e correggerle secondo richiede il buon governo del corso di acqua, e l’uso delle formole idrometriche applicabili soltanto a profili normalizzati.
- Che la spiegazione del fenomeno che le foci lagunari nell’estuario veneto ripiegono a destra, ed a sinistra quelle dei fiumi e torrenti di acque torbide, dipende dal grado di torbide del flutto-corrente rispetto quello delle acque lagunari e delle acque fluviali, perché quelle meno torbide e queste più torbide che non lo siano le acque del flutto-corrente.
- Che le sabbie si dispongono a cordonate, a difesa, contro le correnti dei fluidi, sieno queste correnti formate dal vento o dalle acque.
Della condotta professionale e civile del Bocci si leggono attestati sotto ogni riguardo lusinghieri, ma su di essi non vogliamo trattenere i nostri lettori. Solamente, per caratterizzare l’uomo, citeremo un fatto: il Bocci, nominato direttore tecnico ed economico dei lavori pel monumento in Roma al Re Vittorio Emanuele II, dopo sei mesi della nomina domandò di esserne esonerato, perchè i lavori non procedevano con sufficienti garanzie, separandosi a malincuore dal buono e mite suo amico conte Sacconi.
Per completare questi cenni sulla vita dell’ing. Bocci dobbiamo aggiungere che, nominato ingegnere capo di seconda classe il 4 marzo 1879, veniva incaricato di reggere l’ufficio del genio civile di Parma il 30 aprile dello stesso anno, e nel decembre riceveva lo incarico di portarsi all’Isola di Cipro a richiesta del Governo inglese. Collo stesso grado il 27 dicembre 1880 veniva destinato all’ufficio centrale del genio civile di Roma. Promosso ingegnere capo di prima classe il 22 marzo 1885, veniva incaricato di riordinare l’ufficio del genio civile di Napoli. In seguito alle sue insistenze vivissime per essere tolto da un ufficio che non faceva per lui, fu richiamato a Roma, con decreto 22 maggio 1889, a reggere l’ufficio delle bonifiche. Soppresso questo ufficio, veniva il Bocci chiamato al Ministero il 27 luglio 1892 quale segretario del Consiglio superiore dei LL. PP. Promosso ispettore di seconda classe il 2 dicembre 1894, veniva, con decreto del 2 gennaio 1898, nominato per merito ispettore di prima classe.
Ebbe pure l’incarico di riordinare la biblioteca del Ministero dei LL. PP., di prendere parte all’esposizione di Torino, ordinando a tal uopo i numerosi elaborati ed opere di cui è ricco il Ministero suddetto. Analogo incarico ebbe per l’esposizione di Parigi, conseguendone la medaglia d’oro con relativo diploma.
In questo periodo la sua opera fu altamente profittevole, come risulta dalle sue importanti pubblicazioni. A lui si deve l’impianto di molti pluviometri in Toscana per lo studio delle piene e delle bonifiche in Maremma, nel Pisano, ed in Valdichiana. Chiamato al Consiglio superiore dei LL. PP., fu strenuo propugnatore delle sue teorie e delle sue cognizioni pratiche confortate da tanti anni di esperienza; e, sebbene molto avanzato in età, mostrò la sua energia ed il suo ingegno con altre pubblicazioni, fra le quali quella sulla difesa e bonifica idraulica della pianura bolognese a destra del Reno (anno 1904); l’altra col titolo di «Esame critico degli atti della Commissione nominata dal Ministero dei LL. PP. per riferire intorno ai danni ai muraglioni del Tevere e proporre i necessari provvedimenti» (1905); nonché gli studi richiesti per moderare le intumescenze del lago di Garda e sistemazione del Mincio, e il progetto di massima della navigazione del Tevere da Roma al mare (1907).
Già commendatore dell’Ordine della corona d’Italia, veniva nel 1904 nominato commendatore dei Santi Maurizio e Lazzaro, «pei lunghi servizi prestati a vantaggio dell’amministrazione dello Stato». Il decreto di collocamento in riposo, dopo 45 anni di servizio e di 75 anni di età, gli venne partecipato dal ministro colle parole: «Per chi come me ha avuto larga occasione di apprezzare i meriti della S. V. ed i lunghi e zelanti servizi resi, il titolo che le viene conferito di Presidente onorario della sezione del Consiglio resta sempre a provare come l’amministrazione abbia riconosciuto e riconosca giustamente le di lei benemerenze ».
Non pretendiamo di avere dato, in questi brevi e disordinati cenni, un’idea adeguata della attività professionale e scientifica dell’Ing. Bocci. Scorrendo l’elenco delle sue pubblicazioni vi troviamo memorie di matematica, di meccanica e d’idraulica fluviale e marittima. Ma specialmente nella idraulica fisica emerge l’originalità del suo ingegno; studiosissimo degli antichi idraulici italiani egli rappresenta il degno continuatore di quella gloriosa scuola. Il Bocci, quantunque padrone di tutte le risorse delle scienze pure ed applicate, non è, come tanti ne esistono, un idraulico di tavolino: profondo osservatore dei fenomeni della natura sa interpretarli, e, se da una legge sono regolati, sa rintracciarla. Cosi ha saputo portare molta luce sull’argomento della distribuzione dei materiali alluvionali, su quello relativo alla misurazione idrometrica dei corpi d’acqua, sulla dibattuta questione dell’influenza che si attribuisce ai boschi ed ai dissodamenti, sulle spiaggie e sul regime dei fiumi e torrenti, su quanto riguarda la bonifica idraulica, agricola ed igienica delle terre incolte, ed infine sugli errati criteri in uso per la sistemazione dei torrenti.
Articolo tratto dalla “Rivista Marchigiana Illustrata” Anno IV, Luglio 1907, n°7, direttore Giovanni Spadoni.
L’ing. Davide Bocci muore a Roma nel 1915. Era lo zio del Prof. Balduino Bocci, eminente fisiologo di Potenza Picena.
Documenti allegati:
Pro-serrapetrona.pdf Relazione dell’Ing. Davide Bocci, ispettore Emerito del Regio Genio Civile, del 20/6/1906 sulla viabilità provinciale Pro-serrapetrona. Documento fornito dalla Dott.ssa Silvia Pinzi, Assessore alla Cultura e Vicesindaco di Serrapetrona. L’Ing. Davide Bocci viene considerato cittadino emerito di Serrapetrona.
Ing. Davide Bocci (biografia) biografia dell’Ing. Davide Bocci scritta nel 1935 dal nipote Ing. Decio Bocci. Pubblicazione fornita dal Dott. Carlo Bocci di Treviso discendente dell’Ing. Davide Bocci.