In memoria di un soldato polacco Pawel Dernowski
di George Dernowski
Il 17 settembre 1939 l’Armata Rossa invase la Polonia da est a completamento dell’attacco a tenaglia concordato con la Germania di Hitler che aveva già invaso la Polonia il 1 settembre dando così inizio al secondo conflitto mondiale.
Colti completamente di sorpresa (addirittura alcuni reparti polacchi credevano che i russi stavano correndo in loro aiuto contro i tedeschi, e la stessa comunità contadina polacca andava incontro alle truppe russe con il tradizionale gesto di benvenuto offrendo pane e sale allo straniero), in pochissimi giorni circa 230.000 soldati polacchi furono fatti prigionieri di guerra ed inviati in luoghi remoti della Russia come la Siberia. Tra questi anche mio padre, Pawel Dernowski, allora diciottenne, nato a Kizlow, vicino a Lviv (attualmente nell’Ucraina Occidentale) il 14 maggio 1921, fu strappato dalla famiglia (non ebbe più notizie di loro neanche dopo la fine del conflitto) e dalla propria patria, dove tornerà solo dopo la caduta del regime comunista. Stessa sorte toccò a centinaia di migliaia di altri giovani polacchi fuggiti in vari modi, i quali, nel corso del conflitto mondiale si schierarono con gli alleati in cielo, in mare ed in terra per continuare a combattere contro gli invasori.
Il destino dei soldati prigionieri polacchi in Siberia sarebbe sicuramente terminato nell’anonimato del dimenticatoio per morire di stenti, di fame e di freddo, se le sorti della storia non avesse preso una piega del tutto imprevista consentendo il rilascio della maggior parte dei prigionieri ancora capaci di camminare.
La Germania, dapprima alleata della Russia nell’invasione della Polonia, le si rivolge contro invadendola nel 1941. Le iniziali disastrose sconfitte dell’Armata Rossa costrinse Stalin a concordare con Winston Churchill (Primo Ministro inglese) un migliore utilizzo dei prigionieri polacchi permettendo il rilascio di centinaia di migliaia di loro per raggiungere la Palestina sotto la guida del loro ufficiale Generale Anders.
In Palestina (l’attuale Iraq) sotto la direzione e l’addestramento Britannico si costituisce il II° Corpo d’Armata Polacco, al comando del loro già citato Generale Anders , che fu integrato nell’VIII Armata Britannica, poi comandata dal maresciallo inglese Montgomery, i Polacchi si mobilitano.
Mio padre, venendo dalla cavalleria polacca, viene assegnato al reparto dei carri armati della Brigata Carpazi partecipando così ai furiosi conflitti nel settore del Nord Africa (Tobruk) fino alla cacciata totale dei reparti nemici dal suolo Africano. Nel 1943 sbarcò a Taranto con il suo reparto e da qui cominciò l’avventura italiana di mio padre e di tutti i polacchi del II° Corpo d’Armata Polacco. Si distinsero con onore durante la sanguinosa battaglia di Montecassino dove il fronte alleato era inchiodato da diversi mesi dalla tenace resistenza degli agguerriti reparti tedeschi messi a difesa di questo settore vitale (Linea Gustav). Per il proseguimento dell’avanzata dell’esercito di liberazione dell’Italia dal giogo dell’occupazione nazi-fascista era indispensabile sfondare questa linea tedesca. Finalmente i primi ad entrare e ad issare la bandiera di liberazione , dopo durissimi ed accanitissimi scontri, spesso a corpo a corpo, sul punto più alto dell’abbazia di Montecassino, furono i reparti Polacchi del II° Corpo d’Armata.
Spostatisi sul fronte Adriatico i reparti Polacchi liberarono, mano a mano che avanzavano verso il Nord di Italia, i paesi costieri fino a raggiungere Civitanova Marche dove sostarono, per un periodo, sia per il meritato riposo che per il raggruppamento degli altri reparti prima della continuazione del conflitto, (alcuni reparti furono alloggiati nei paesi limitrofi come Potenza Picena).
A Civitanova Alta mio padre conobbe una giovane del luogo, Maria Iacopini, che sposò subito dopo la guerra (23/6/1946 a Civitanova Alta nella Collegiata di S. Paolo). Appena sposati, non potendo tornare in patria (Polonia) a causa del regime comunista instauratosi in questo paese dove, su disposizione di Stalin, erano stati banditi tutti i combattenti polacchi i quali avevano partecipato al conflitto sul fronte Occidentale bollandoli come “traditori”, si trasferirono prima in Scozia, presso i campi di accoglienza e poi definitivamente in Inghilterra dove si sono adattati ad affrontare la vita dura di emigranti su suolo straniero.
Ma questo non prima di avere ripreso il conflitto con il proprio Corpo d’Armata. Affiancati ai ricostituiti reparti dell’esercito Italiano e ai partigiani, i Polacchi hanno liberato Loreto, ora luogo sacro per loro (qui dopo il bombardamento aereo tedesco, i soldati polacchi hanno rischiato la vita per mettere al riparo la “Madonna di Loreto” dopo l’incendio della basilica), proseguendo poi alla liberazione di Filottrano, Castelfidardo, Osimo ecc. e dell’importante porto di Ancona a metà luglio del 1944.
Era il 21 Aprile del 1945 quando i cittadini di Bologna sono corsi per strada a salutare le truppe Polacche perché tra i primi soldati alleati ad entrare in città per decretarne finalmente la liberazione. Per i soldati polacchi questa data determinò la fine del conflitto essendo oramai prossima la resa totale delle forze nazi-fasciste che si sono rese ree della sofferenza di milioni di vite umane in una tragedia senza uguali nella storia dell’umanità.
Trasferiti in Inghilterra, i miei genitori hanno dovuto aspettare venti anni prima di tornare in Italia (casa per mamma, casa adottiva per mio padre)insieme con i tre figli, Giovanni, Giorgio ed Enrico. Pian piano si sono inseriti in un ambiente accogliente ed amichevole. Mio padre ad ogni ricorrenza dei caduti era solito recarsi a Loreto e a Montecassino per deporre dei fiori sulle lapidi dei soldati polacchi che hanno combattuto per la liberazione della loro terra, e per quella degli altri. Con l’aiuto fattivo dell’ANPI di Civitanova Marche è riuscito anche a fare erigere assieme al suddetto Comune , un monumento in memoria delle famiglie italiane e polacche cadute durante il conflitto.
Mio padre, Pawel Dernowski, l’ultimo dei giganti, muore a Civitanova Marche il giorno 28 novembre 2011.
La drammatica , toccante e affettuosa testimonianza del signor Dernowski che rievoca la vita del padre, combattente, in suolo straniero, per la nostra libertà,dovrebbe trovare giusta accoglienza nello studio della storia contemporanea .
Abbiamo accettato volentieri di ospitare l’articolo di George Dernowski a ricordo del padre Pawel morto a Civitanova Marche il 28/11/2011, soldato del secondo corpo d’armata polacco al Comando del Generale Anders che ha combattuto in Italia e liberato anche le nostre città.
Pawel faceva parte dei carri armati della Brigata Carpazi che ha liberato Civitanova mentre Potenza Picena è stata liberata dalla Brigata Skorpion.
Purtroppo la nostra città, come molte altre, non ricorda mai la ricorrenza della liberazione dai nazi-fascisti del giorno 30 giugno 1944. Inoltre in questa data ricorre anche l’anniversario della morte di otto civili (di cui 5 donne) in Piazza Matteotti e presso l’abitazione della Famiglia Mazzoni in C.da La Concia, in conseguenza di un cannoneggiamento tedesco. Anche in questo caso le nostre autorità non si degnano neppure di far celebrare una messa a ricordo delle 8 vittime innocenti.
Noi nel nostro piccolo, ospitando l’articolo di George Dernowski a ricordo del padre, vogliamo rendere omaggio a tutti questi ragazzi che dalla Polonia, loro patria, sono venuti in Italia a liberarci dalla tirannide nazifascista, ridandoci la libertà.
Questo articolo è un doveroso omaggio alla loro memoria, con la speranza che in futuro le nostre istituzioni comunali si ricordino di celebrare degnamente questa giornata di liberazione della nostra città.
Saluti.
Salve io sono in cerca di un mio parente polacco che dovrebbe essere un sotto-ufficiale di una di quelle armate polacche giunte nelle marche , ma che non ebbero la possibilità di tornare in polonia. Non ho notizie concrete so solo che si trattava di un sotto-ufficiale chiamato in italia Gianni , in via Roma a macerata o Collevario (non so con precisione , ho poche notizie ) dovrebbe trovarsi lì intorno al 1946 dato che mia nonna nacque nel 47 . Prego chiunque sia in possesso di informazioni sui soldati di quel periodo di contattarmi , se potesse anche lo stesso Dernowski se avesse informazioni o documenti tramandati da suo padre.
Chiunque abbia la possibilità di aiutarmi mi contatti all’indirizzo mail
cio_ppe@hotmail.it
o al numero
3312942903
Grazie per il suo intervento.
Abbiamo trasmesso il suo appello al Sig. George Dernowski. Le auguriamo di poter trovare delle notizie utili per la ricerca del sott’ufficiale polacco Gianni, ma senza sapere il cognome credo che tutto sia molto difficile, se non impossibile.
Cordiali saluti.